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Singhiozzo: cos’è e come trattarlo

Il singhiozzo è un fenomeno causato da contrazioni involontarie e ripetitive. Sebbene sia noto a tutti, rimane un evento non ancora ben conosciuto.

Il singhiozzo è l’insorgenza improvvisa di una contrazione irregolare dei muscoli diaframmatici e intercostali, immediatamente seguita dalla chiusura della laringe. 

In genere è un fenomeno che scompare in modo spontaneo, ma quando dura più di 48 ore è considerato persistente, mentre gli episodi superiori ai 2 mesi sono detti intrattabili.

Singhiozzo

Il termine medico per questa condizione deriva dal latino “singultus“, ovvero “singulto, singhiozzo, gorgoglio”. 

Il singhiozzo è una contrazione mioclonica spontanea e coordinata del diaframma e della muscolatura intercostale che porta ad una rapida presa d’aria che viene interrotta dalla chiusura della glottide. Il tutto avviene in pochi millisecondi e l’improvviso flusso di aria nei polmoni si traduce nel suono hic caratteristico, che si verifica tra le 4 e le 60 volte al minuto. 

Il singhiozzo è quindi generato da un arco riflesso nel sistema nervoso centrale dove i neurotrasmettitori dopaminergici e gamma-aminobutirrici ne modulano il meccanismo. 

Negli adulti il singhiozzo sembra non avere alcuno scopo fisiologico, mentre ha un ruolo fondamentale nell’addestramento dei muscoli inspiratori nella prontezza per la respirazione nei bambini dopo la nascita.

A cosa serve

Il singhiozzo è un fenomeno molto comune nell’essere umano e anche se oggi apparentemente non ha alcuna funzione, esistono due ipotesi che cercano di spiegarne l’utilità.

La prima è che il singhiozzo avesse una funzione importante nei nostri antenati marini di 370 milioni di anni fa: serviva a far riempire rapidamente i polmoni di aria. Rappresenta quindi il passaggio da respirazione branchiale acquatica a respirazione polmonare terrestre.

La seconda è che il singhiozzo serva ai neonati a rimuovere l’aria dallo stomaco per lasciare spazio all’ingestione di latte.

Insorgenza

La classificazione dei singhiozzi si basa sulla loro durata:

  • attacco acuto (dura meno di 48 h);
  • singhiozzo persistente (dura più di 2 giorni);
  • singhiozzo intrattabile (dura più di 1 mese). 

Il singhiozzo acuto è un’esperienza molto comune in bambini e adulti, si risolve spontaneamente e raramente richiede un trattamento farmacologico. L’incidenza e la prevalenza del singhiozzo persistente e intrattabile nella comunità non sono invece ancora studiate. 

Il singhiozzo è più comune in chi ha patologie del sistema gastrointestinale e del sistema nervoso centrale, come malattie da reflusso, Parkinson e cancro a causa dei farmaci assunti. 

Indipendentemente da altre condizioni, quando il singhiozzo diventa difficile da controllare ha un impatto sulla qualità della vita e sull’umore delle persone, interferendo con l’alimentazione, l’interazione sociale e il sonno. Il singhiozzo grave e prolungato può infatti portare ad esaurimento, affaticamento, malnutrizione, perdita di peso, disidratazione e persino la morte in situazioni estreme.

Cause

Qualsiasi processo che colpisca le componenti dell’arco riflesso può innescare il singhiozzo. 

La causa più comune è la distensione dello stomaco causata da un pasto abbondante, da bevande gassate, da spezie piccanti, dall’alcol, dal fumo e da altri irritanti del tratto gastrointestinale o polmonare. 

Il singhiozzo può anche essere innescato da sovreccitazione o ansia, soprattutto se accompagnato da un eccesso di respirazione o deglutizione d’aria.

Qualsiasi evento o agente irritante come infiammazioni, neoplasie, lesioni, infezioni e farmaci che invadono l’arco riflesso portano al singhiozzo. 

Trattamento

In genere il singhiozzo si risolve spontaneamente ed esistono diversi rimedi casalinghi per farlo passare, anche se la maggior parte di essi non ha nessun fondamento sperimentale.

Tra i rimedi efficaci abbiamo il blocco del respiro o la respirazione attraverso un sacchetto: questo fa aumentare l’anidride carbonica in corpo e diminuire l’attività del diaframma. 

Anche la stimolazione della gola (ad esempio con bevande ghiacciate), il massaggio carotideo e il vomito autoindotto risultano utili grazie alla spinta sul diaframma che riduce la contrazione.

Il trattamento efficace nel caso di eventi persistenti deve essere invece stabilito da un medico con una corretta diagnosi della causa responsabile.  I farmaci usati nella cura del singhiozzo comprendono clorpromazina, gabapentin, baclofen, agonisti serotoninergici, procinetici e lidocaina. 

Tra gli approcci non farmacologici ricordiamo l’agopuntura e l’ipnosi. Entrambi hanno un discreto successo nel trattamento del singhiozzo, anche se non supportati da dati di alta qualità.

Nei casi intrattabili di singhiozzo che non rispondono alle terapie farmacologiche, si effettuano procedure invasive quali blocchi anestetici periferici ai nervi coinvolti nell’arco riflesso, interruzione chirurgica o stimolazione delle afferenze vagali o dei nervi efferenti frenici. 

 

 

Fonti

“Systemic review: the pathogenesis and pharmacological treatment of hiccups” – M. Steger, M. Schneemann, M. Fox – University Hospital Zürich, Zürich, Switzerland. Zürich Center for Integrated Human Physiology, Zürich, Switzerland.

“Hiccup: mystery, nature and treatment” – Full-Young Chang, Ching-Liang Lu. Environmental Health and Safety Office, Division of Gastroenterology, Taipei Veterans General Hospital, National Yang-Ming University School of Medicine, Taipei, Taiwan.

Annalisa Spadafora

Studentessa in CTF, nutre una profonda passione per la divulgazione scientifica.

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