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EPICONDILITE O GOMITO DEL TENNISTA

Cos’è l’ Epicondilite?

“Gomito del tennista” è un’espressione che viene comunemente utilizzata per indicare l’epicondilite, un disturbo a carico del gomito dovuto alla degenerazione di un tendine alla sua inserzione ossea sull’epicondilo omerale (piccola sporgenza ossea terminale dell’omero che si trova nel gomito). Questa condizione, che provoca dolore anche molto intenso, è una conseguenza del sovraccarico tendineo dovuto a una continua sollecitazione dei muscoli epicondiloidei. 

L’epicondilite provoca la perdita di elasticità del tendine e, dunque, compromette i movimenti del polso e del gomito. Il dolore si irradia nel braccio a ogni movimento, anche durante le azioni più semplici. Per queste sue caratteristiche e la tendenza a cronicizzarsi, il gomito del tennista può diventare con il passare del tempo un disturbo invalidante che impedisce il normale svolgimento delle attività quotidiane con un notevole impatto sulla qualità di vita dei pazienti.

Nonostante la definizione di “epicondilite” lasci presupporre un quadro infiammatorio dei tendini interessati (il suffisso -ite richiama solitamente una natura patologica di tipo infiammatorio) è stato osservato come l’infiammazione non rappresenti il principale meccanismo patologico alla base di questa patologia, la cui causa risiede invece in fattori di natura degenerativa (brevi picchi infiammatori possono essere presenti in genere solamente nelle fasi iniziali del decorso).

Cosa succede nell’epicondilite?

Nell’epicondilite l’inserzione dei muscoli epicondiliari subisce un particolare cambiamento della struttura tendinea, chiamato “degenerazione angiofibroblastica”, che comporta uno scompaginamento delle fibre collagene (che compongono il tendine) ed una progressiva sostituzione di queste con un tessuto cicatriziale ricco di vasi.

Da un punto di vista microscopico, il sovraccarico meccanico ripetitivo causato da forze tensive, generato dalla contrazione dei muscoli epicondiliari causa un accumulo di macromolecole dette “proteoglicani” (molecole fortemente idrofile), che attraggono ad esse acqua, al processo di degenerazione (o iperplasia) angiofibroblastica.

Tale fenomeno viene considerata come una riparazione alterata cellulare. L’aumento di proteoglicani attrae acqua dentro la matrice extracellulare (tra le fibre di collagene del tendine), la quale altera il collagene e i collegamenti fra i tendociti, provocandone una disorganizzazione spaziale. A questo meccanismo si aggiungono fenomeni di neovascolarizzazionenuovi vasi sanguigni crescono in zone dove normalmente non sarebbero presenti, portando alla concomitante formazione di nuove fibre nervose sensoriali, in grado di trasmettere stimoli nocicettivi (dolorosi).

Si tratta di una patologia degenerativa – se non trattata peggiora con il passare del tempo.

Sintomi dell’epicondilite: dove fa male?

L’epicondilite generalmente ha una manifestazione tipica, caratterizzata da:

  • Dolore laterale al gomito localizzato a livello dell’epicondilo, dolore che viene evocato durante la palpazione della zona e che può irradiare fin lungo tutto l’avambraccio

Inizialmente il dolore è circoscritto al gomito, si manifesta quando si compiono movimenti di estensione del polso o della mano contro una resistenza e tende ad aumentare se sollecitato attraverso movimenti che richiedono il coinvolgimento dei muscoli dell’avambraccio. Se l’epicondilite non viene trattata, il dolore può irradiarsi lungo l’avambraccio e persistere anche a riposo o con movimenti banali.

Come si cura una epicondilite?

Generalmente questa patologia, è molto ostica, e il trattamento orale mediante antinfiammatori come Fans, si può assumere un antinfiammatorio, ma non è consigliato l’uso per oltre i 5 giorni, e sempre sotto controllo medico.

Se persiste la sintomatologia dolorosa, va presa in esame il trattamento di fisioterapia per l’epicondilite, come laserterapie e onde d’urto focali per migliorare la microvascolarizzazione locale), il prima possibile, per evitare fenomeni di cronicità, che possono allungare di molto la guarigione.

Per prima cosa, va assolutamente allontanata la causa del dolore (racchetta da tennis, lavoro manuale intenso..) fino al completo superamento del dolore. Evitare Prove varie per testare il livello di infiammazione, in quanto avrebbero solamente come effetto il riacutizzarsi della sintomatologia.

Come secondo rimedio, è consigliata la crioterapia: Borsa del ghiaccio classica, con cubetti, da mettere sulla zona dolorosa per almeno 15 minuti, 3 volte al giorno (non tenete sulla zona per oltre il tempo consigliato, pena ustioni da freddo).

Si può provare a trattare la zona con impacchi serali di crema antinfiammatoria (Voltaren, dicloreum, ecc o creme naturali come arnica ad ala concentrazione). 

Durante la giornata, è possibile provare a migliorare il “Sovraccarico” dell’epicondilo, mediante l’uso di un piccolo tutore, che va posizionato subito al di sotto della zona dolente, proprio nell’area molle al tatto. Tale tutore può essere usato anche durante gli allenamenti nel tennis, o durante le sessioni in moto.

L’obiettivo delle terapie è sia aumentare l’elasticità del tendine, sia migliorare la vascolarizzazione. I due aspetti, infatti, sono strettamente correlati, e concorrono a condizionare la capacità di movimento del tendine e, dunque, il dolore provato dal paziente.

https://www.humanitas.it/malattie/gomito-del-tennista-o-epicondilite/

https://www.projectinvictus.it/epicondilite-rimedi-esercizi-palestra/#0 

Dott.ssa Valentina Circiello

Farmacista di professione, ma con una grande passione per la divulgazione scientifica.

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