fbpx

OSTEOPOROSI, NON È SOLO UNA QUESTIONE DI CALCIO

Le nostre ossa non sono delle strutture inerti, in realtà, infatti, esse sono soggette a un continuo rimodellamento, operato da specifiche cellule dell’osso, in seguito a stimoli promossi dall’IL-1 (inteleuchina-1) e da altre citochine, secrete dalle cellule del rivestimento osseo. 

Le ossa sono costituite principalmente da due tipologie di tessuto: tessuto corticale (che rappresenta circa l’80% del totale) e quello trabecolare. 

Le principali cellule delle nostre ossa sono gli osteoblasti, responsabili della sintesi del tessuto osseo, e gli osteoclasti, i quali, invece, gestiscono il riassorbimento dell’osso. Altri due importanti tipologie di cellule sono rappresentate dagli osteociti e dagli osteoblasti inattivi, ovvero le cellule di rivestimento dell’osso, note anche con il nome inglese “bone lining cells”.

Fino a un’età di circa 40 anni, esiste un equilibrio nel processo di rimodellamento, che permette di mantenere stabile la densità minerale ossea (BMD – bone mineral density). Dopo i 40 anni la densità minerale ossea comincia a diminuire in entrambi i sessi, anche se in modo più pronunciato nella donna, in particolar modo in seguito alla menopausa, e quindi al venir meno dell’attività estrogenica. 

OSTEOPENIA E OSTEOPOROSI 

L’osteopenia è una condizione che può evolvere in osteoporosi. Entrambe le condizioni sono caratterizzate dalla demineralizzazione delle ossa, più pronunciata nell’osteoporosi. L’osteopenia può essere considerata una condizione reversibile, mentre l’osteoporosi non può regredire in osteopenia. 

L’osteoporosi può essere distinta in:

-osteoporosi primaria, la quale, a sua volta, è distinta in osteoporosi primaria da deficienza estrogenica-androgenica, e osteoporosi primaria relazionata all’età;

-osteoporosi secondaria, conseguente all’utilizzo di particolari farmaci o a patologie.

CAUSE E FATTORI DI RISCHIO

Quando si parla di osteoporosi si pensa, spesso, al fatto che sia correlata principalmente alla carenza del minerale calcio. In realtà, non è così semplice il discorso. Sono, infatti, numerose le cause e i fattori di rischio che si devono prendere in considerazione. Tra di essi possiamo enumerare:

-il consumo elevato di alcol e il fumo di sigaretta;

– l’etnia, è stato dimostrato che ci sono etnie più propense allo sviluppo dell’osteoporosi (per esempio gli ispanici lo sono più degli afroamericani);

-il sesso, le donne sono più propense a sviluppare osteoporosi e soprattutto osteoporosi severa, sia per le condizioni di carenza estrogenica che si vengono a generare in seguito alla menopausa, sia perché la donna ha una massa scheletrica inferiore rispetto all’uomo;

-poco esercizio fisico, soprattutto esercizio fisico da carico;

-amenorrea;

-fattori nutrizionali, come la carenza di vitamina D, proteine, vitamina K, vitamina C, altri microelementi e in generale l’apporto calorico deficitario, elevato consumo di sale, zuccheri, caffeina, e il rapporto tra calcio, magnesio e fosfati;

-assunzione di determinati farmaci (per esempio corticosteroidi, litio, ciclosporine, inibitori di pompa protonica, fenobarbital, ormone tiroideo esogeno e altri ancora).

ALIMENTAZIONE E OSTEOPOROSI

Al contrario di quello che si potrebbe pensare, i fattori di rischio elencati hanno rilevanza, relazionati all’osteoporosi, non solo quando la demineralizzazione dell’osso prende il sopravvento, ma ben prima. 

In particolare, restrizioni alimentari e scarsi livelli di attività fisica, soprattutto l’attività fisica da carico, risultano rilevanti a partire dall’età infantile (soprattutto a partire dalla seconda decade di età, e in particolar modo per la donna).

Conta molto anche la salute del nostro intestino, in quanto condizioni quali IBS, morbo di Crohn, celiachia, possono portare a un ridotto assorbimento di calcio, vitamina D e altri componenti della nostra alimentazione che hanno un effetto protettivo per la salute dell’osso. 

CALCIO E VITAMINA D

Il calcio si trova in numerosi alimenti, sia di origine animale che vegetale, quali, per esempio, latticini, crucifere, e anche (o soprattutto nell’acqua). 

Il suo fabbisogno è relazionato all’età e al sesso. 

Oltre alla quantità netta di calcio negli alimenti, si deve tener conto di alcuni fattori. L’assorbimento di calcio è inversamente proporzionale alla quantità assunta, ovvero, se un alimento ne è particolarmente ricco, la quantità effettivamente assorbita, diminuirà. Inoltre, si deve tener conto della presenza di fattori antinutrizionali, i quali possono ridurne l’assorbimento, come l’acido fitico e l’acido ossalico. 

Affinché il calcio possa essere assorbito correttamente è importante che non ci sia carenza di vitamina D, la quale non viene soltanto assunta tramite l’alimentazione, ma soprattutto viene sintetizzata dal nostro organismo in seguito all’esposizione alla luce solare. Particolare attenzione a deficienza da vitamina D deve essere prestata da parte di coloro che lavorano molto al chiuso, e coloro che per condizioni patologiche o per l’età avanzata, sono per la maggior parte del tempo in casa. Inoltre, è bene ricordare, che le persone anziane sintetizzano con meno efficienza la vitamina D, oltre ad avere spesso una funzione renale ridotta. Il rene, infatti, è un attore principale nella conversione (idrossilazione) della vitamina D alla sua forma attiva. Contano anche tutti i fattori che influenzano l’attività dell’idrolasi, come bassi livelli di IGF-1 (insulin-like growth factor 1), calcitonina ed estrogeni.

La carenza di vitamina D ha effetti negativi, come però lo può avere anche un suo eccesso. Per tale ragione la supplementazione è davvero utile soltanto in caso di comprovata carenza. 

VITAMINA K

I livelli di assunzione di vitamina K dovrebbero essere tenuti sotto controllo, in quanto spesso, in età adulta, la sua assunzione attraverso la dieta è deficitaria. Sono ricchi di vitamina K, per esempio, i vegetali dalla foglia larga e verde.

La sua deficienza può essere relazionata anche all’assunzione di farmaci anticoagulanti

FOSFATI

Il loro effetto risulta negativo quando consumati in quantità eccessive. Ne sono ricche, per esempio, le bibite analcoliche. Un loro consumo elevato, quando si ha osteoporosi o osteopenia, andrebbe evitato. 

FONTI

Krause’s Food and the Nutrition Care Process – Mahan & Raymond – 14th edition

Dott.ssa Laura Kerer

Biologa nutrizionista. Si occuperà di divulgare consigli alimentari e nutrizionali per un corretto e sano stile di vita. Info: Potete contattare personalmente la dott.ssa Laura Kerer all'indirizzo di posta elettronica kererlaura@gmail.com o iltuofarmacista.web@gmail.com Potete visitare la pagina Facebook Dott.ssa Laura Kerer - Biologa Nutrizionista

Notificami
guest
0 Commenti
Inline Feedbacks
View all comments