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Anemia: l’alimentazione può aiutare

Una delle più comuni forme di anemia è quella da carenza di ferro. Questa tipologia di anemia può avere una serie di cause, tra le quali una ridotta introduzione di ferro tramite l’alimentazione, spesso associata a un fabbisogno accresciuto, come accade nella donna in età fertile. Si presenta in ambedue i sessi, ma più frequentemente nella donna.

L’anemia sideropenica è una forma di anemia ipocromica (i globuli rossi sono meno colorati perché carenti di emoglobina) e microcitica (i globuli rossi sono più piccoli del normale mancando l’emoglobina).

COS’È L’ANEMIA

L’anemia è una riduzione dei livelli totali circolanti di emoglobina nel sangue periferico, nei globuli rossi (o eritrociti). Attenzione quindi a non parlare di anemia semplicemente prendendo in considerazione il numero totale di globuli rossi presenti nel sangue.

L’emoglobina è una proteina globulare a struttura quaternaria, avente 4 subunità e 4 gruppi emici (molecole che legano il ferro in modo reversibile). La funzione dell’emoglobina nel globulo rosso è di vitale importanza, in quanto deputata a legare e trasportare l’ossigeno dai polmoni ai tessuti (dai tessuti ai polmoni invece trasporterà anidride carbonica).

SINTOMI

I sintomi di anemia sono svariati, e dipendono anche dalla severità dell’anemia e dalla velocità con la quale si presenta. Un’anemizzazione lenta infatti permetterà migliore compensazione. 

Tra i sintomi classici, generici, di anemia si possono avere astenia, dispnea da sforzo, tachicardia da sforzo nel caso l’anemia sia lieve. Nel caso invece di anemia severa si potrebbero avere dispnea a riposo, tachicardia a riposo, astenia marcata, vertigini, cefalea, irritabilità, intolleranza al freddo, difficoltà a concentrarsi e quindi ridotta capacità lavorativa e di apprendimento, anoressia, disturbi mestruali, insonnia.

Le persone anziane dovrebbero prestare particolare attenzione in quanto l’anemia, anche lieve, potrebbe essere concausa di insufficienza coronarica, insufficienza arteriosa, TIA, ictus.

Sintomi tipici riconducibili ad anemia da carenza di ferro sono: unghie fragili, mucose (degli occhi o della bocca, per esempio) pallide, cheilite angolare (ai lati della bocca), glossite (infiammazione della lingua).

DIAGNOSI

Per porre diagnosi di anemia bisogna far riferimento ai grammi di emoglobina (Hb) presenti in 100 ml di sangue. Nella donna in età fertile si ha anemia quando i valori sono inferiori a 11,5 g/ml, nell’uomo si ha invece anemia quando questi valori sono inferiori a 12,5 g/ml.

IL FERRO NEL NOSTRO ORGANISMO

L’organismo umano contiene all’incirca 4-5 g di ferro di cui:

60-70% nell’emoglobina

25% ferro di deposito (presente come ferritina ed emosiderina)

3-4% mioglobina

Le perdite fisiologiche di ferro avvengono tramite desquamazione di cute e mucose e nella donna in età fertile tramite le mestruazioni (10-20 mg per ciclo) e durante la gravidanza (700-900 mg). 

È corretto quindi affermare che la donna ha un fabbisogno accresciuto di ferro rispetto all’uomo, soprattutto durante la gravidanza.

FABBISOGNO DI FERRO NELLE VARIE ETA’ E CONDIZIONI FISIOLOGICHE

Facendo riferimento ai livelli di assunzione raccomandata (PRI) della Società Italiana di Nutrizione Umana (SINU) abbiamo i seguenti valori:

-Lattanti 11 mg/die

-Bambini-adolescenti maschi (1-18 anni) da 8 a 13 mg/die

-Bambine-adolescenti femmine (1-18 anni) da 8 a 18 mg/die

-Uomo adulto 10 mg/die

-Donna adulta in età fertile 18 mg/die

-Donna adulta dopo la menopausa 10 mg/die

-Donna in gravidanza 27 mg/die

-Donna in allattamento 11 mg/die

IL FERRO NEGLI ALIMENTI

Il ferro alimentare è contenuto soprattutto in carni rosse, uova, fegato, alcuni vegetali, latte e formaggio, vino.

Parlando di ferro introdotto con la dieta bisogna distinguere due forme principali: il ferro eme e il ferro non eme.

Il ferro eme è chelato, legato al gruppo eme e viene assorbito in quantità maggiore. L’assorbimento del ferro eme non viene influenzata dalla composizione della dieta. Negli alimenti che lo contengono, ovvero quelli di origine animale, rappresenta circa il 40-50% del ferro presente. Questa forma di ferro viene assorbita fino a un 25% a livello intestinale.

Il ferro non eme è il ferro inorganico, può essere presente negli alimenti come Fe++ o come Fe+++. Il suo assorbimento dipende anche dalla composizione della dieta, in quanto ci sono elementi che ne influenzano la biodisponibilità. Viene assorbito nella forma ridotta, ovvero come Fe++. Questa forma dovrà essere chelata e assorbita. Rappresenta la totalità del ferro presente negli alimenti di origine vegetale ed è presente anche negli alimenti di origine animale. Viene assorbito in una percentuale variabile dal 2 al 13%. 

FATTORI CHE INFLUENZANO L’ASSORBIMENTO DEL FERRO NON EME

L’assorbimento del ferro non eme viene influenzata in modo positivo da acido ascorbico e altri acidi organici, come per esempio l’acido citrico e l’acido lattico. Spesso infatti, all’assunzione di alimenti contenenti ferro, viene associato il succo di limone (acido citrico).

Risultano invece fattori inibenti i polifenoli, i tannini, i fitati, quindi, per esempio, il tè, il caffè e la crusca di frumento.

FONTI

https://sinu.it/2019/07/09/minerali-assunzione-raccomandata-per-la-popolazione-pri-e-assunzione-adeguataai/

Dott.ssa Laura Kerer

Biologa nutrizionista. Si occuperà di divulgare consigli alimentari e nutrizionali per un corretto e sano stile di vita. Info: Potete contattare personalmente la dott.ssa Laura Kerer all'indirizzo di posta elettronica kererlaura@gmail.com o iltuofarmacista.web@gmail.com Potete visitare la pagina Facebook Dott.ssa Laura Kerer - Biologa Nutrizionista

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