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Diabete e attività sportiva

Il diabete è una patologia cronica che va distinta in diabete mellito di tipo 1 e diabete mellito di tipo 2. 

Le due patologie sono diverse per numerosi aspetti, a partire dall’eziologia. 

Diabete di tipo 1

Il diabete di tipo 1 ha un’eziologia multifattoriale molto complessa, tra cui spicca la predisposizione genetica. Al subentrare di un probabile trigger ambientale scatta una risposta autoimmune, mediata soprattutto da linfociti T autoreattivi, la quale porta alla progressiva distruzione delle beta cellule pancreatiche, e alla conseguente impossibilità di secernere insulina. Non essendoci insulina in circolo, il glucosio resta nel torrente circolatorio, e quindi si ha una condizione di iperglicemia e quindi si è davanti al palesarsi della patologia.

Negli ultimi decenni si è osservato un incremento dei casi di DMT1, con un incremento medio annuo del 3-4% della curva di incidenza.

Diabete di tipo 2

Il diabete di tipo 2 ha anch’esso un’eziologia multifattoriale e si distingue generalmente per età di insorgenza. È, infatti, il cosiddetto diabete dell’adulto, anche se, per essere precisi, la tendenza degli ultimi anni vede un abbassarsi dell’età di insorgenza, con comparsa di casi di DMT2 anche tra i bambini.

Nel DMT2 fattori genetici e fattori legati allo stile di vita della persona (malnutrizione e conseguente sovrappeso/obesità, età) portano a insulino-resistenza (l’insulina, almeno in un primo momento, viene secreta, ma non riesce a svolgere correttamente il proprio compito, ovvero far entrare il glucosio nelle cellule) e, col tempo, a un calo nella secrezione insulinica.

Anche i casi di diabete mellito di tipo 2 sono in netto aumento negli ultimi anni, e rimangono il 90% dei casi di diabete sul totale tra tipo 1 e tipo 2. 

Entrambe le tipologie di diabete mellito sono accomunate da iperglicemia, disturbi a livello metabolico nella gestione dei macronutrienti, complicazioni croniche.

COSA SIGNIFICA ESSERE DIABETICI OGGI

Se fino a non molti anni fa la gestione del diabete era alquanto difficile, e non molto era ancora noto riguardo all’eziologia (soprattutto a tutti i fattori che possono essere concausa nella sua comparsa), oggi la situazione è molto diversa. È cambiato l’approccio nutrizionale: non è vero, per esempio, che il diabetico non deve assumere carboidrati, deve solo imparare a gestirli e a saper distinguere tra carboidrati semplici e complessi, sapere cosa significa indice glicemico e carico glicemico. Ed è cambiato anche l’approccio relativo all’attività fisica, la quale, insieme ad alimentazione e farmaci, è uno dei pilastri che permette la gestione dell’omeostasi glicemica. Il diabetico può quindi, con il supporto del diabetologo, dietologo, nutrizionista o dietista, praticare attività sportiva (o almeno attività fisica, la quale è, in generale, assolutamente consigliata).

Sport e diabete sono assolutamente compatibili, anche se si parla di livelli altissimi, come di atleti olimpionici (due esempi sono Hall, nuotatore statunitense, e Redgrave, canottiere).

MICROINFUSORE DI INSULINA

Un dispositivo medico che ha cambiato tantissimo la vita degli sportivi/atleti diabetici (DMT1), è il microinfusore di insulina. Questo dispositivo è piccolo e discreto, monitora i livelli di zuccheri nel sangue, e prontamente è in grado di erogare insulina basale, quando necessario. 

APPROCCIO PRATICO PER DIABETICI ALL’ATTIVITÀ SPORTIVA

Il paziente diabetico che vuole fare attività fisica/sportiva dovrà tener conto di alcuni accorgimenti. 

Va fatta distinzione, ovviamente, tra diabete di tipo 1 e di tipo 2.

L’attività fisica riduce il bisogno di insulina, migliora la sua risposta ad essa e fa anche sì che ci sia utilizzo di glucosio indipendentemente dalla presenza di insulina da parte del muscolo, tramite meccanismi calcio dipendenti, in quanto l’attività fisica promuove lo spostamento a livello della membrana di trasportatori GLUT-4, i quali fanno, conseguentemente, entrare il glucosio nella cellula. 

ATTIVITÀ SPORTIVA E DIABETE DI TIPO 1

Nel diabete di tipo 1 uno dei rischi maggiori è quello rappresentato dall’ipoglicemia. Bisogna quindi prestare attenzione alla comparsa di sintomi quali pallore, astenia, incapacità di pensare in modo lucido e scarsa capacità di concentrazione. L’ipoglicemia può portare a serissime conseguenze e può presentarsi anche dopo ore dall’attività fisica, per esempio nelle ore serali.

Va quindi valutata attentamente la tipologia di attività svolta, il tempo per il quale viene svolta, cosa e quanto l’atleta mangerà e di quanta insulina dovrà far uso (distinguendo tra le varie tipologie di insulina, ovviamente).

Il rischio di ipoglicemia è particolarmente marcato nell’attività fisica di bassa intensità protratta per lungo tempo.

Per evitare il rischio di ipoglicemia va fatta un’accurata gestione dei pasti. Prima dell’attività fisica andrebbe fatto un pasto (1-3 ore prima) ricco di carboidrati (almeno 1g/Kg di peso corporeo) a basso indice glicemico. Un ulteriore spuntino pre-esercizio o durante l’esercizio potrebbe rendersi necessario. Va fatto un costante monitoraggio della glicemia

Il rischio di iperglicemia, invece, si corre prevalentemente nel caso in cui l’attività fisica sia di breve durata e molto intensa (anche se di resistenza). In questi casi le catecolamine fanno sì che sia presente più glucosio in circolo, il quale viene bilanciato prontamente nel non diabetico da un maggior quantitativo di insulina. Questo non accade nel diabetico, dove si deve intervenire con la somministrazione di insulina. L’iperglicemia può presentarsi, come l’ipoglicemia, a diverse ore dal termine dell’attività fisica, anche durante il sonno. 

ATTIVITÀ SPORTIVA E DIABETE DI TIPO 2

L’attività fisica aiuta tantissimo nella gestione del diabete di tipo 2, soprattutto se praticata in modo regolare. 

Anche il diabetico di tipo 2 deve prestare attenzione al rischio di ipo e iperglicemia, per gli stessi meccanismi sopra descritti. Particolarmente a rischio di ipoglicemia sono coloro che sono sotto terapia insulinica e coloro che assumono sulfaniluree. 

IDRATAZIONE E REINTEGRO DI MINERALI

L’idratazione è un punto cruciale da monitorare, sia in caso di DMT1 che T2, in quanto la disidratazione può portare a fenomeni trombo-embolitici e pseudo-ipoglicemia. 

Spesso si rende necessario il reintegro di alcuni minerali, come il calcio e lo zinco, in conseguenza alla poliuria osmotica da glicosuria. 

 

FONTI

Nutrizione e dietologia – G. Liguri, Zanichelli

Sport nutrition – Jeukendrup, Gleeson, Human Kinetics

Dott.ssa Laura Kerer

Biologa nutrizionista. Si occuperà di divulgare consigli alimentari e nutrizionali per un corretto e sano stile di vita. Info: Potete contattare personalmente la dott.ssa Laura Kerer all'indirizzo di posta elettronica kererlaura@gmail.com o iltuofarmacista.web@gmail.com Potete visitare la pagina Facebook Dott.ssa Laura Kerer - Biologa Nutrizionista

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