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Diabete mellito: conosciamolo meglio

Il diabete mellito rappresenta, senza dubbio, il disordine endocrino-metabolico più diffuso e più comune al mondo insieme alle patologie cardiovascolari e tiroidee.

Si tratta di uno squilibrio metabolico ad eziologia multifattoriale caratterizzato da una iperglicemia cronica causata da cambiamenti nella secrezione dell’ormone insulina.

Cos’è l’insulina?

L’insulina è un ormone di natura proteica secreto dalla porzione endocrina del pancreas, in particolare dalle cellule beta delle isole di Langerhans.  E’ costituita da due catene polipeptidiche unite fra loro da due ponti disolfuro. 

 

Lo stimolo principale che ne determina la sua secrezione è il glucosio. Una volta immessa nel circolo ematico, affinché possa esplicare la sua azione biologica, deve interagire legandosi ad uno specifico recettore di membrana ad attività tirosin-chinasica intrinseca. Tutti i tessuti risentono dell’azione dell’insulina in quanto i suoi recettori sono presenti e distribuiti in tutto l’organismo.

I principali effetti di questo ormone si osservano, in particolare, a livello del fegato, del muscolo e del tessuto adiposo. In questi distretti favorisce i processi anabolici inibendo quelli catabolici.

In particolare:

  • A livello epatico stimola la sintesi del glicogeno e dei trigliceridi, mentre inibisce la glicogenolisi, la gluconeogenesi e la chetogenesi;
  • A livello del tessuto muscolare aumenta il trasporto e l’utilizzazione di glucosio per la sintesi di glicogeno, ma aumenta anche la captazione di amminoacidi e di conseguenza favorisce la sintesi proteica;
  • A livello degli adipociti (tessuto adiposo) favorisce l’immagazzinamento dei grassi, aumentando il trasporto e l’utilizzo di glucosio oltre ad inibire la lipolisi.

Classificazione del Diabete Mellito

L’American Diabetes Association (ADD) ha suddiviso il diabete mellito in 2 principali categorie: 

Diabete Mellito di tipo 1

È caratterizzato da un deficit assoluto di insulina a causa di una distruzione completa delle cellule β-pancreatiche mediata da autoanticorpi.

Rappresenta la malattia cronica più comune dell’infanzia e dell’età giovanile e necessita fin dalla sua diagnosi di una terapia insulinica. Ha una prevalenza che oscilla dallo 0,05-0,3%:  gli ultimi dati epidemiologici dimostrano un incremento a partire dagli anni 80-90 ad oggi.

Il diabete mellito di tipo 1 ha una patogenesi autoimmunitaria alla quale concorrono, in un soggetto geneticamente predisposto, una serie di fattori ambientali non ancora ben identificati. L’insieme di questi fattori innesca una risposta immunologica che porta ad una graduale, ma irreversibile, distruzione delle cellule β-pancreatiche fino a giungere ad una situazione di carenza assoluta di insulina. 

Il Diabete Mellito di tipo 2

Rappresenta invece la forma più frequente di diabete mellito. Infatti costituisce circa il 90-95% dei casi, la cui incidenza registra un notevole incremento soprattutto nei Paesi industrializzati.

Questa forma di diabete è caratterizzata da un’iperglicemia cronica legata a due meccanismi fisiopatologici fondamentali: un’insulino-resistenza a cui segue, in un secondo momento, un deficit, non assoluto, ma relativo, di insulina da parte delle cellule β-pancreatiche che non ne producono più a sufficienza.

Anche nel diabete di tipo 2 gioca un ruolo importante la genetica: diversi studi epidemiologici dimostrano come vi sia un aumentato rischio di sviluppare la malattia nei soggetti con familiarità per il diabete di tipo 2.

D’altra parte anche qui, in un soggetto geneticamente predisposto intervengono anche i fattori ambientali, responsabili dell’evoluzione del diabete mellito vero e proprio. Tra questi, un ruolo cruciale lo ricoprono sicuramente sovrappeso, dall’obesità, regimi alimentari non salutari, sedentarietà, ridotta attività fisica.

QUADRO CLINICO DEL DIABETE

Dal punto di vista clinico, a differenza del diabete di tipo 1, quello di tipo 2 non ha un esordio brusco ed improvviso. In genere ha un’insorgenza subdola, lenta e progressiva, tant’è che spesso la diagnosi di diabete mellito di tipo 2 viene fatta occasionalmente in seguito ad esami effettuati di routine.  

Il sintomo principale è la poliuria: il soggetto lamenta spesso di dover urinare. Questo sintomo è conseguente all’aumento di glucosio nelle urine (glicosuria). A livello renale si verifica un ridotto assorbimento del glucosio che, per effetto osmotico, richiama acqua con un conseguente aumento della produzione di urina.

Associata alla poliuria, altro sintomo fondamentale del diabete mellito è la polidipsia cioè un bisogno continuo di bere come meccanismo di compenso alla disidratazione  causata dalla poliuria. Altri sintomi sono astenia (stanchezza) e polifagia cioè il paziente tende a mangiare di più.

Nella tabella sono riportate quelle che sono le differenze fondamentali tra il diabete mellito di tipo 1 e il diabete mellito di tipo 2:

Diabete di tipo 1 Diabete di tipo 2
Prevalenza  0,3 %  5 % 
Sintomatologia  Sempre presente/spesso acuta Spesso modesta o assente
Tendenza alla chetosi Presente  Assente 
Peso  Generalmente normale Generalmente elevato
Età all’esordio <30 anni  >30 anni
Comparsa di complicanze croniche A distanza di anni dall’esordio del diabete Spesso presente alla diagnosi
Insulina circolante Ridotta o assente Normale o aumentata
Autoimmunità  Presente  Assente 
Terapia  Insulina fin dall’esordio Dieta, ipoglicemizzanti orali, meno frequentemente insulina

DIAGNOSI

Gli esami più importanti che permettono la diagnosi di diabete mellito sono gli esami di laboratorio. Il principale è glicemia che misura il livello di glucosio nel sangue. Può essere dosata sia a digiuno (dopo 8 ore senza assumere cibo) sul prelievo venoso o capillare del mattino o 2 ore dopo i pasti. Una glicemia a digiuno viene considerata:

  • NORMALE quando è < di 110 mg/dl;
  • ALTERATA glicemia che va da 100-125 mg/dl;
  • DIABETE MELLITO quando la glicemia a digiuno supera i 126 mg/dl.

Per quanto riguarda invece la glicemia post-prandiale cioè la glicemia che può essere dosata 2 ore dopo un pasto, i valori sono: 

  • NORMALITA’ quando è inferiore a 140 mg/dl;
  • ALTERATA TOLLERANZA al glucosio quando il valore della glicemia è compreso tra 140-199 mg/dl;
  • DIABETE MELLITO quando il valore della glicemia post-prandiale supera i 200 mg/dl.

Gli esami di laboratorio sono importanti, oltre che per la diagnosi di diabete, anche per il suo monitoraggio nel tempo e la valutazione della correttezza del trattamento farmacologico a cui è sottoposto il paziente. Infatti, a seconda della risposta del paziente ai farmaci, si può presentare la necessità di cambiarli oppure di adattare il loro dosaggio.

E’ essenziale che il controllo metabolico sia il più efficiente possibile, come è necessario che i valori di glicemia restino quanto più possibile nella norma per evitare o rallentare le complicanze acute e croniche che caratterizzano sia il diabete di tipo 1 sia quello di tipo 2.

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