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INTOLLERANZA AL LATTOSIO

Molti adulti notano, dopo aver bevuto del latte, o più in generale, dopo aver assunto alimenti contenenti lattosio, delle reazioni avverse a livello gastrointestinale. In tal caso è molto probabile che la causa sia l’intolleranza al lattosio. 

COS’È IL LATTOSIO?

Il lattosio è lo zucchero naturalmente presente nel latte e da solo rappresenta il 98% degli zuccheri presenti in esso. Riferendosi al latte in senso generico si intende praticamente sempre il latte vaccino. In commercio troviamo anche altre tipologie di latte, le quali si distinguono le une della altre per origine e composizione. Nelle varie tipologie il contenuto di lattosio varia da un 4,5% a un 5%. 

Il lattosio è un disaccaride, quindi uno zucchero composto da due unità, glucosio e galattosio, unite da un legame β-1-4 glicosidico.

Il lattosio è la componente che permette la trasformazione del latte nei suoi derivati (formaggi, yogurt e altri prodotti fermentati), costituendo il “cibo” per i batteri che compiono la fermentazione lattica. 

I batteri che compiono la fermentazione lattica possono essere omofermentanti, i quali danno origine quasi esclusivamente ad acido lattico, e sono principalmente Streptococcus, Pediococcus, Lactococcus, oppure eterofermentanti, i quali danno origine non solo ad acido lattico ma anche ad acido acetico e anidride carbonica (Leuconostoc).

A COSA È DOVUTA L’INTOLLERANZA AL LATTOSIO

L’intolleranza al lattosio va classificata tra le intolleranze alimentari, le quali si distinguono dalle allergie alimentari. Le intolleranze alimentari possono non coinvolgere il sistema immunitario, sono spesso dose-dipendenti e possono o non possono essere ereditarie. A differenza dalle allergie alimentari non sono mediate dai meccanismi di ipersensibilità immediata che si presentano, appunto, nel caso delle allergie al cibo. 

L’intolleranza al lattosio è una delle intolleranze agli zuccheri, di cui fanno parte anche l’intolleranza al sorbitolo e al fruttosio. La reazione avversa è scatenata dal fatto che, a livello intestinale, lo zucchero disaccaride non può essere scisso nei suoi componenti. Vengono quindi richiamati liquidi per effetto osmotico e avviene, ad opera dei batteri intestinali, fermentazione. Ne consegue la produzione di gas e tutta una serie di sintomi, quali: nausea, diarrea, flatulenza, gonfiore, crampi, vomito, mal di testa, irritabilità.

PERCHÉ SI È INTOLLERANTI AL LATTOSIO?

L’intolleranza al lattosio è dovuta alla carenza, o assoluta mancanza, di un enzima: la lattasi. La lattasi, a livello intestinale, è responsabile della scissione del lattosio in glucosio e galattosio.

L’intolleranza al lattosio va distinta in:

-intolleranza primaria

-intolleranza secondaria

-congenita

L’intolleranza primaria è dovuta a calo della produzione dell’enzima lattasi da parte dell’organismo con la crescita. Nei primi mesi di vita il latte materno costituisce l’alimento base, crescendo è molto comune che, anche in modo improvviso, si venga ad instaurare questa tipologia di intolleranza. 

L’intolleranza secondaria può essere dovuta a una patologia, come per esempio la celiachia o il morbo di Crohn, conseguentemente alle quali l’intestino subisce una serie di importanti alterazioni. 

L’intolleranza congenita, infine, è presente sin dalla nascita, ed è dovuta a delle mutazioni della regione codificante del gene LCT. L’organismo, in questo caso, non è in grado di produrre, sin dalla nascita, l’enzima lattasi.

COME POSSO SCOPRIRE SE SONO INTOLLERANTE AL LATTOSIO?

La diagnosi di intolleranza al lattosio può essere posta in diversi modi:

-breath test al lattosio (test del respiro). Si assume lattosio (25-50g) e si misurano i livelli di H espirati. La fermentazione intestinale da origine a gas, tra i quali idrogeno. Si tratta di un test semplice, specifico e sensibile, quindi affidabile.

-test di tolleranza al lattosio. Anche in questo caso si assume lattosio per via orale, si procede poi con l’eseguire un prelievo che rileverà i livelli di glucosio plasmatici. Se si è intolleranti non ci sarà un incremento dei livelli di glucosio, mancando la lattasi che dovrebbe scindere il lattosio in glucosio e galattosio.

-esame delle feci. Si ricercano acido lattico o altri acidi nelle feci, prodotti della fermentazione del lattosio.

-biopsia intestinale

TERAPIA

L’intolleranza al lattosio, come scritto precedentemente, può essere dose-dipendente. Si può quindi procedere in autonomia ad individuare la quantità soglia che scatena la sintomatologia. 

Può essere valutata l’assunzione di integratori contenenti l’enzima lattasi.

Nel caso in cui l’intolleranza sia particolarmente severa è consigliabile astenersi dall’assunzione di alimenti contenenti lattosio, dato che, altrimenti, si va a compromettere la funzionalità intestinale e quindi anche l’assorbimento di altri nutrienti. In tal caso sarebbe assolutamente consigliabile rivolgersi al medico curante o a un esperto dell’alimentazione onde evitare una serie di carenze, dovuta all’astensione dal consumo di latte e derivati. 

A COSA DEVO PRESTARE ATTENZIONE SE NON CONSUMO LATTE E DERIVATI

Nel latte e nei suoi derivati sono contenuti nutrienti chiave quali: calcio, vitamina A e D, riboflavina e fosforo.  In quali altri alimenti posso trovare questi nutrienti?

La riboflavina (vitamina B2) è presente in una serie di altri alimenti, per esempio nelle mandorle, nei fagioli di soia, nei funghi shiitake o negli spinaci.

La vitamina D può essere introdotta con gli alimenti (è contenuta nel pesce o nel giallo dell’uovo) ma ricordiamoci che l’organismo è in grado di sintetizzarla in autonimia se ci esponiamo alla luce solare quotidianamente. 

Il calcio è presente, oltre che in latte e derivati, anche nell’uovo e in alimenti di origine vegetale, come per esempio: legumi, cereali integrali, frutta secca, carciofi, spinaci. Perché il calcio contenuto in legumi e cereali risulti biodisponibile è importante mettere ammollo gli alimenti in modo tale che l’acido fitico, che ne compromette la biodisponibilità, venga degradato. Utili alla degradazione dell’acido fitico sono anche la lievitazione e la fermentazione.

Il calcio è contenuto anche nell’acqua. 

La vitamina A è contenuta nel fegato, in alcuni olii di pesce, nel tuorlo d’uovo. 

I carotenoidi, che hanno attività provitaminica A, si trovano in carote, pomodori, albicocche, vegetali a foglia verde larga, pesche a polpa gialla, patate dolci. Sarebbe bene consumare questi alimenti, ove possibile, previa breve cottura in un po’ di olio extravergine di oliva, trattandosi di una vitamina liposolubile. 

Infine, il fosforo può essere assunto tramite cereali, aromi e spezie, frutta secca, legumi, pesce, carne, uova o vegetali freschi. 

Dott.ssa Laura Kerer

Biologa nutrizionista. Si occuperà di divulgare consigli alimentari e nutrizionali per un corretto e sano stile di vita. Info: Potete contattare personalmente la dott.ssa Laura Kerer all'indirizzo di posta elettronica kererlaura@gmail.com o iltuofarmacista.web@gmail.com Potete visitare la pagina Facebook Dott.ssa Laura Kerer - Biologa Nutrizionista

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