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Acufene, il rumore “fantasma”

Cos’è l’acufene?

L’acufene, o tinnito, è un disturbo dell’orecchio percepito come un rumore, un fischio, un fruscio senza un effettivo stimolo esterno. E’ chiamato “rumore fantasma” proprio perché è percepito solo nella testa di chi ne soffre.
Per questo motivo è più corretto pensare all’acufene come un sintomo, non come una patologia da curare.

Per capirci meglio

La porzione esterna dell’orecchio ha il compito di raccogliere le frequenze acustiche e convogliarle nelle porzioni interne dell’orecchio tramite il canale uditivo.
Il suono all’interno dell’orecchio fa vibrare tre ossa articolate tra loro: martello incudine e staffa, le quali trasferiscono le vibrazioni all’interno di una cavità a forma di chiocciola la coclea: l’interno di questa struttura è rivestito da cellule con finissime ciglia che vibrano per effetto dell’onda sonora e fanno partire un segnale elettrico che giunge al nervo acustico tramite la liberazione del glutammato, responsabile della trasmissione del segnale, un’aminoacido che, vedremo, in alcuni casi, essere coinvolto nell’insorgenza di acufeni.

L’acufene come campanello d’allarme

La comparsa di acufeni non è da sottovalutare, infatti, la lista delle possibili cause è varia.
Il più frequente, tappo di cerume, che può essere rimosso tramite irrigazione (instillazione di acqua tiepida sotto pressione) o manualmente da parte di uno specialista.

La congestione dovuta all’accumulo di catarro causa acufeni, cicli di aerosol e opportune terapie decongestionanti possono essere d’aiuto.
Quando il rumore percepito diventa persistente, al punto da rendere complessa persino la comprensione di dialoghi con un interlocutore è un campanello d’allarme da non sottovalutare.

Il primo passo è rivolgersi ad un otorinolaringoiatra, affidarsi alla cura di esperti aiuta a gestire casi più o meno complessi che possono presentarsi.

Possibili scenari
Analisi approfondite riconducono a:

• Problemi a livello neurologico
Fonti: Istituto auxologico italiano, Amplifon, Tinnitus Clinic, A Good Magazine, Sidero onlus

  • Danno a carico dell’orecchio interno per esposizione prolungata a frequenze elevate
  • Infezioni virali o batteriche
  • Otosclerosi
  • Predisposizione genetica
  • Ototossicità, associata a cure antibiotiche importanti

    In ogni caso è indice del fatto che qualcosa nell’organismo non funziona come dovrebbe. È riconosciuto che l’acufene è una reazione del cervello alla perdita uditiva.

    Il cervello tende ad iper-compensare

    Il nostro cervello tende ad iper-compensare gli stimoli che non riceve dalle orecchie a causa dell’ipoacusia, spesso generata dal danneggiamento delle cellule ciliate. Questa iper-compensazione può contribuire a provocare l’acufene, spesso accompagnata da una perdita uditiva. Trattare l’ipoacusia applicando degli apparecchi acustici di nuova generazione permette di sentire con più facilità i suoni ambientali deboli e proprio per questo, può contrastare l’effetto della iper-compensazione, rendendo meno evidente e fastidioso l’acufene.

    La terapia farmacologica

    Quando si escludono patologie specifiche, è possibile ipotizzare una cura che vada a ripristinare la condizione fisiologica delle strutture auricolari.
    In questo contesto si inseriscono sostanze con proprietà principalmente antiossidanti ed antinfiammatorie.

    Coenzima Q10

    Una molecola liposolubile, naturalmente prodotta dall’organismo che svolge una potente azione antiossidante.
    In particolare, ha un ruolo chiave nella neutralizzazione dei ROS, i radicali liberi, principali responsabili dell’invecchiamento cellulare precoce.

    Ginkgo Biloba

    Gli acufeni sono anche assimilabili ad alterazioni a carico del microcircolo, il Ginkgo è una sostanza con proprietà anti-aggreganti che, aumentando la fluidità del sangue e migliorando la permeabilità capillare, riduce la percezione del disturbo.

Attualmente in commercio esistono integratori che sfruttano l’azione combinata di queste due sostanze e vengono utilizzati per proteggere l’orecchio interno dalla perdita progressiva dell’udito e ridurne i sintomi più caratteristici, quali, appunto, gli acufeni.

Una concentrazione troppo elevata di glutammato a livello delle cellule dell’orecchio interno può generare un eccesso di scariche elettriche che vengono percepite dal sistema nervoso centrale come un suono, al di là di uno stimolo esterno, determinando l’acufene.

Il Magnesio, sotto forma di ione, si lega alla proteina recettoriale del glutammato presente sulle cellule dell’orecchio interno impedendo al neurotrasmettitore di scaricare il segnale elettrico instaurando una fase di riposo del sistema.
Ad evidenza di ciò, è possibile pensare ad una integrazione di Magnesio come un aiuto contro l’acufene.

È chiaro, dunque, che non esiste una terapia d’elezione per il trattamento di acufeni e, soprattutto, quando il problema diventa cronico è difficile che scompaia. Quello che si può fare è stimolare il cervello ad adattarsi alla condizione.

Abituarsi all’acufene

Le persone che soffrono di acufene attraversano una fase di adattamento che è fisiologica. Dopo una fase iniziale in cui il cervello percepisce quel ronzio come una minaccia, tende ad abituarsi al punto che il problema sembra non esserci più.
Per questo è importante, per chi ne soffre, riconoscere i momenti di vita quotidiana in cui sembra di non percepire il fastidio per esempio, durante una conversazione interessante o ascoltando musica.

Fonti: Istituto auxologico italiano, Amplifon, Tinnitus Clinic, A Good Magazine, Sidero onlus

Dott.ssa Benedetta Ricci

Dott.ssa in farmacia, nutre una profonda passione per la divulgazione scientifica.

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