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Gli antibiotici: amici o nemici dell’intestino?

Tutti almeno una volta nella vita sono dovuti ricorrere all’utilizzo di antibiotici e si sono trovati a fare i conti anche con i loro effetti collaterali, specialmente a carico del tratto gastrointestinale. Come mai? Esiste un modo per poterli evitare o perlomeno attutirli? Gli antibiotici sono armi preziose per combattere le infezioni, di pari passo però alterano anche la composizione e le funzionalità del nostro microbiota (ovvero l’insieme di microrganismi che popolano il lume intestinale). Essi non hanno la capacità di agire selettivamente sui patogeni, perciò “spazzano via” non solo i batteri cosiddetti cattivi, ma anche quelli buoni che normalmente abitano nel nostro intestino e concorrono a mantenere in equilibrio la nostra flora batterica. Questa condizione di armonia è definita eubiosi. Quando i microrganismi convivono perfettamente tra loro e con l’organismo che li ospita, il nostro intestino riesce a svolgere le sue nobili funzioni di assorbire i nutrienti, produrre gli acidi grassi e degradare le sostanze estranee, svolgendo il suo ruolo di barriera; uno dei suoi compiti più importanti è quello di promuovere lo sviluppo del sistema immunitario. Il microbioma intestinale è però facilmente alterabile da agenti patogeni infettivi, trattamento con antibiotici, alimentazione o altri cambiamenti non specifici nell’ambiente. Questa alterazione, chiamata disbiosi, è associata all’insorgenza di numerose patologie, intestinali ed extraintestinali.

Quali sono gli effetti degli antibiotici sull’intestino?

– Gli antibiotici agiscono sul microbiota intestinale, diminuendo la densità dei ceppi benefici e modificando la sua composizione, in modo anche duraturo: questo si traduce in
un alterato funzionamento del sistema immunitario. È stato dimostrato che l’attività dei linfociti T risulta gravemente compromessa dall’interruzione del dialogo tra il sistema immunitario e il microbiota, conseguente all’assunzione di antibiotici.

– Essi compromettono la capacità intestinale di “resistere alla colonizzazione”, cioè la capacità del microbiota di proteggere l’organismo contro gli agenti patogeni. Questo fenomeno avviene attraverso meccanismi diretti o indiretti, tra cui la produzione del muco; alcuni antibiotici, infatti, riducono lo spessore dello strato di muco interno nell’intestino crasso.

– Sono, inoltre, responsabili dell’insorgenza di diarrea, che si può presentare già nelle 48 ore successive all’assunzione della prima dose, e che regredisce spontaneamente con l’interruzione del trattamento.
– Rendono l’intestino suscettibile all’insorgenza di alcune infezioni, esempio per sovracrescita di un batterio, il Clostridium difficile. Esso prende il posto della normale flora microbica intestinale, danneggiando gravemente la mucosa intestinale (in seguito alla produzione di due tossine, A e B), causando diarrea e colite. In questo caso i sintomi non regrediscono spontaneamente ed è necessario un trattamento farmacologico specifico.
-Riducono i batteri benefici anche a livello vaginale, predisponendo la donna alla comparsa di Candida (con un’incidenza del 32% dopo ogni ciclo di antibiotici).
– Se assunti frequentemente durante le prime fasi di vita, quando il microbiota si sta ancora sviluppando, possono predisporre all’insorgenza (nella tarda infanzia o in età adulta) di sindromi allergiche o metaboliche.

Integrare con i probiotici

I probiotici sono microrganismi benefici che hanno dimostrato essere in grado di contrastare gli effetti avversi degli antibiotici sull’intestino. Per questo la loro assunzione andrebbe iniziata, idealmente, almeno 5 giorni prima dell’antibiotico e continuata almeno per tutta la terapia.

L’integrazione con probiotici aiuta a prevenire e curare la diarrea, ripopolando i batteri intestinali benefici e correggendo lo squilibrio del microbiota.

Studi condotti su 3.631 persone hanno dimostrato che nei pazienti in terapia antibiotica il 18% presentava diarrea, mentre in chi assumeva anche probiotici la percentuale scendeva fino all’8%. Questo significa che i probiotici, in particolare le specie Lactobacillus rhamnosus GG e Saccharomyces boulardii, possono ridurre l’insorgenza di diarrea fino al 51%.

Quale probiotico scegliere?

Innanzitutto è necessario che il probiotico contenga ceppi resistenti agli antibiotici; inoltre, non tutti i probiotici sono uguali nel trattamento della diarrea. La scelta, infatti, dovrebbe ricadere su prodotti contenenti:
Lactobacillus rhamnosus GG: ceppo molto diffuso negli integratori probiotici, proprio per la sua capacità di contrastare la diarrea sia negli adulti che nei bambini. Esso favorisce la produzione di acido lattico rendendo l’ambiente dell’intestino inospitale per i batteri patogeni.
Saccharomyces boulardii: non è un probiotico batterico ma un lievito, in grado di contrastare la diarrea sia infettiva che da antibiotici. Non essendo un batterio, è resistente agli antibiotici, perciò può essere assunto contemporaneamente ad essi.
Bifidobacterium lactis: ha la funzione di proteggere l’intestino e favorire la sua attività immunitaria.
Lactobacillus casei: specifico nel prevenire la diarrea causata da antibiotici, ma anche meteorismo e disturbi gastrointestinali.

Infine, per contrastare l’insorgenza del fungo Candida albicans andrebbe assunto un probiotico contenente sia il ceppo Saccharomyces boulardii che il Lactobacillus acidophilus.

Per garantire la qualità del prodotto, bisogna verificare anche il numero di batteri benefici concentrati in ciascuna dose, misurati in CFU = unità formanti colonie; la maggior parte degli integratori probiotici contiene tra gli 1 e i 100 miliardi di CFU per dose. Dato che la qualità e la quantità di CFU può variare notevolmente, è buona idea farsi consigliare da un professionista sanitario qualificato che indichi il probiotico e il dosaggio più efficaci.

Conclusione

Le potenziali strategie per prevenire gli effetti indesiderati degli antibiotici sul microbiota includono:

  • Evitarne l’uso, se non strettamente necessario.
  • Integrare con un corretto apporto di probiotici.
  • Farsi guidare nella scelta dal proprio medico o farmacista.

Ad oggi la ricerca sta mostrando che l’intero organismo, persino i polmoni e il cervello, è influenzato dalla composizione del microbiota intestinale, che può essere alterato in caso di disbiosi. Per questo motivo in futuro si spera di puntare sullo sviluppo e utilizzo di antibiotici più mirati e a spettro più ristretto.

FONTI:

http://www.informazionisuifarmaci.it/la-terapia-della-diarrea-da-antibiotici-1543
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4885777/
https://www.healthline.com/nutrition/probiotics-for-diarrhea#Antibiotic-associated-diarrhea
https://www.fondazionegraziottin.org/ew/ew_articolo/atti%207%20aprile%202017%20-%2022%20-
%20approfondimenti%2003.pdf

Dott.ssa Giulia Lodrini

Farmacista di professione, ma con una profonda passione per la divulgazione scientifica.

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