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Il microbiota cutaneo e i suoi cambiamenti

Viva e dinamica: gli aggettivi ideali per descrivere la pelle. 

La cute, infatti, racconta la nostra storia, cambia con noi e in funzione dell’ambiente in cui viviamo. E con lei si modifica anche il suo microbiota, ossia l’insieme di tutti quei microrganismi che la abitano. Ma che cosa racconta il microbiota cutaneo e quali fattori influenzano i cambiamenti a cui va incontro? 

Procediamo con ordine.

Parlare di “microbiota” o di “microbioma” cutaneo è la stessa cosa?

Negativo: non ci troviamo di fronte a due sinonimi. 

Il termine “microbiota” sta, infatti, ad indicare tutto quell’insieme di batteri, virus, archea, acari, in altre parole microrganismi, che si trovano sulla pelle.

Il “microbioma” cutaneo fa riferimento, invece, al codice genetico di tutti quei microrganismi che vivono sulla cute.

Il nostro microbiota cutaneo è specifico e diverso da quello delle altre persone?

Risposta affermativa: ogni individuo ha il proprio microbiota cutaneo, che può essere addirittura utilizzato alla stregua di un’impronta digitale.

Ci sono, però, tutta una serie di similitudini fra il microbiota delle persone che fanno parte della stessa famiglia. Fin dalla nascita, infatti, se siamo venuti al mondo con un parto vaginale, abbiamo sulla nostra cute il microbiota vaginale di nostra madre.

E in caso di cesareo? In tale circostanza è molto importante che, appena dopo il parto, ci sia un contatto diretto tra la pelle della mamma e quella del bambino. Il fine ultimo? Scambiarsi il microbiota.

Di conseguenza, tra congiunti è molto più probabile che ci siano delle similitudini sulle famiglie di batteri, virus e archea presenti sulla cute.

Il microbiota “natale” resta inalterato nel tempo o si modifica?

Il microbiota ha una parte stabile, un “core”, che si mantiene uguale per tutta la vita: è come se avessimo un patrimonio ben preciso di microbiota. Nel corso del tempo, però, col variare della produzione ormonale e delle abitudini, anche la cute cambia. La conseguenza? Che c’è tutta una porzione di microbiota che è transiente e si modifica mano a mano.

Oltre alla produzione ormonale e alle abitudini, quali fattori influenzano il microbiota?

Le modificazioni del microbiota dipendono anche dall’ambiente in cui viviamo. 

Che un soggetto abiti al mare, in montagna o in una grande città, è quasi banale dirlo: questo ambiente avrà un impatto considerevole.

Basta pensare all’inquinamento: sia le polveri sottili che gli idrocarburi aromatici policiclici possono indurre un aumento sulla cute dei cosiddetti batteri “cattivi”. Di conseguenza, è importante, soprattutto per chi vive in città molto inquinate, detergere perfettamente il viso appena si rientra a casa (senza aspettare la sera), per rimuovere tutto ciò che potrebbe intaccare la normalità del microbiota.

Il tipo di microrganismi presenti sulla pelle è uguale in tutte le parti del corpo?

A seconda delle aree della pelle prese in considerazione, avremo popolazioni di microrganismi diverse. Il nostro corpo presenta, infatti, quattro tipologie di ambienti o zone:

  • Zone più umide (es. pieghe);
  • Zone più seborroiche (es. fronte, naso, mento);
  • Zone secche (es. arti);
  • Zone ricche di follicoli piliferi o di ghiandole sudoripare.

Cosa cambia in questi quattro ambienti?

Semplice: varia il tipo di nutrimento che possiamo fornire a batteri, virus e archea che compongono il microbiota cutaneo. Possiamo distinguere, dunque:

  • una tipologia di microbiota identico su tutta la nostra pelle;
  • una porzione diversa, a seconda del cibo più disponibile in quella specifica area.

Esistono delle differenze tra maschio e femmina?

Risposta affermativa: ci sono delle difformità specifiche anche tra maschio e femmina. 

Per quale motivo? Perché cambia la tipologia di cibo a disposizione per i microrganismi.

Nel maschio, ad esempio, la pelle è molto più ricca di sebo: il microbiota risentirà, dunque, inevitabilmente anche di questo ambiente più sebaceo.

Ci sono dei segnali o delle zone peculiari che possiamo osservare per accorgerci che l’equilibrio della pelle si è alterato?

Le aree più interessate sono sicuramente quelle attorno agli occhi. In altre parole? Le palpebre e la zona zigomatica. Si tratta di parti molto delicate: presentano, infatti, la pelle più sottile non solo del viso, ma di tutto il corpo. Vien da sé che, proprio in quelle zone, potrebbero presentarsi facilmente le prime alterazioni. Si tratta, generalmente, di una secchezza maggiore: un rossore, una fine desquamazione.

Un altro segno facilmente visibile? L’aumentata produzione di sebo e la comparsa del cosiddetto “effetto lucido” nelle aree più seborroiche (fronte, naso, mento).

Questi potrebbero essere dei primi segnali.

C’è dell’altro?

È bene considerare anche come la pelle risponde ai cosmetici che applichiamo quotidianamente: come reagisce ad un prodotto nuovo? E a quello che applichiamo da sempre? Sentiamo la pelle tirare o pizzicare? Si tratta dei primi segnali che la nostra cute ci sta lanciando e che devono essere un campanello d’allarme: probabilmente sarebbe opportuno cambiare qualcosa nella nostra routine di bellezza.

Ci sono poi delle avvisaglie di cui ci rendiamo conto facilmente, anche dal punto vista medico. 

Un esempio? La comparsa di brufoletti. La pelle ospita, infatti, tutta una serie di batteri buoni, tra cui lo Staphylococcus Epidermidis, che la proteggono dall’invasione dei batteri cattivi, quali ad esempio il Propionibacterium Acnes, uno dei responsabili, appunto, della comparsa dell’acne. 

Trattandosi di segni medici, è consigliabile la valutazione del dermatologo.

Quali cambiamenti possono avere un impatto sull’aspetto della pelle, sulla formazione delle rughe e, di conseguenza, sul microbiota cutaneo?

L’impatto ormonale sulla pelle è importante a tutte le età, ma per le donne diventa decisivo soprattutto nel periodo che sta attorno alla menopausa. È proprio in tale momento della vita, infatti, che la cute va incontro a tutta una serie di variazioni: ci saranno, dunque, dei nutrienti diversi per il microbiota cutaneo che ne indurranno delle modifiche.

Tali cambiamenti possono essere dovuti a:

  • invecchiamento intrinseco: fisiologico, determinato geneticamente e già deciso nel nostro DNA quando veniamo al mondo;
  • invecchiamento estrinseco: legato all’ambiente esterno e allo stile di vita. 

È su questa seconda tipologia di invecchiamento che possiamo andare ad agire nel tentativo di ridurlo il più possibile; ed è in quest’ultimo che sono coinvolte anche le variazioni legate al microbiota. Perché? Basta prendere in esame le cattive abitudini più comuni. 

Lavarsi molto, rimuovendo buona parte dei normali grassi presenti sulla cute, non fa altro che togliere cibo al giusto microbiota delle varie aree.

Anche non mettere abbastanza crema idratante può indurre delle modificazioni del microbiota, con conseguente peggioramento dell’invecchiamento.

E come non menzionare il fumo?  Il suo impatto sul microbiota cutaneo è enorme: il fumo determina, infatti, una maggiore secchezza della pelle e può portare, addirittura, alla comparsa di macchie.

Quali comportamenti sarebbe opportuno adottare per prevenire i segni del tempo e preservare il normale microbiota?

Per ridurre le piccole rughe è consigliabile proteggere la pelle dall’ambiente esterno, utilizzando dei filtri contro la radiazione solare durante tutto l’anno, non solo nel periodo estivo. 

È possibile poi contrastare l’attività dei radicali liberi dell’ossigeno impiegando costantemente degli antiossidanti. Da ultimo, neanche a dirlo, sarebbe utile smettere di fumare: la pelle ne trarrebbe giovamento non solo per quanto riguarda la formazione delle rughe periorali, ma anche in termini di luminosità.

Per di più, è buona norma effettuare una detersione accurata e completa. Quando? Non la sera prima di coricarsi, bensì proprio al rientro a casa, soprattutto se si vive in aree molto inquinate. 

La detersione effettuata con tali tempistiche permette, infatti, di rimanere il meno possibile a contatto con gli agenti esterni. 

Quali sono, invece, i consigli per attenuare le rughe più profonde?

Le rughe più profonde o pieghe sono in parte legate alla texture cutanea e in parte alla ridistribuzione del grasso sottocutaneo che, con l’avanzare dell’età, tende a cedere alla forza di gravità. 

I massaggi consentono di mantenere un’idratazione e un’elasticità più profonde: possono aiutare, infatti, con dei movimenti ben precisi, a rimodellare il grasso sottocutaneo, rendendo più omogenee le varie pieghe della pelle.

Esiste un momento giusto per iniziare ad utilizzare i trattamenti antietà?

Numerosi trattamenti possono essere iniziati già dai 25-30 anni, soprattutto a livello del contorno occhi. Si può cominciare ad effettuare anche una blanda esfoliazione: l’utilizzo di acidi delicati (es. gli acidi della frutta), specialmente alla sera, può risultare molto utile per migliorare il turnover cellulare e mantenere la compattezza della superficie cutanea.

Per preservare il normale microbiota cutaneo può risultare valido, inoltre, l’impiego di cosmetici contenenti prebiotici e postbiotici.

Per concludere

Situazioni particolari, come il lavorare tante ore in ambienti chiusi, possono modificare ulteriormente il nostro microbiota cutaneo. Come agire in questi casi? Più facile a dirsi che a farsi: è importante cercare di passare parte della giornata all’aperto al fine migliorare la popolazione di microrganismi presenti sulla pelle. 

Ne trarrà beneficio solo il microbiota cutaneo?

Certo che no: a ringraziare sarà anche l’umore!

FONTI

Skin Stories by Lancôme

www.myskin.it

Dott.ssa Elena Pascucci

Laureata in chimica e tecnologie farmaceutiche. Master di II livello in Scienza e tecnologia cosmetiche. Si occupa della stesura di articoli di dermocosmesi.

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