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ANSIA E DEPRESSIONE–PARTE 2: TRATTAMENTI FITOTERAPICI

Nella prima parte di questo articolo si è parlato dei meccanismi fisiopatologici alla base dell’ansia e della depressione, con riferimento ai relativi trattamenti farmacologici.

Di seguito tratteremo, invece, i principali rimedi fitoterapici che si sono dimostrati efficaci nei disturbi d’ansia e nella depressione lieve e moderata. Tali rimedi sono accomunati da un ottimo profilo di sicurezza e scarsi effetti collaterali, non creano assuefazione nei soggetti che li assumono, ma è importante sottolineare che sono sconsigliati in caso di assunzione contemporanea di farmaci ansiolitici, antipsicotici, antidepressivi e antistaminici ad azione sedativa centrale per le possibili interazioni.

VALERIANA OFFICINALIS

Utilizzata fin dall’antichità, è ancora oggi diffusamente impiegata per combattere gli stati ansiosi, l’agitazione e l’insonnia negli adulti e nei bambini di età superiore ai 12 anni.

In Italia i preparati a base di valeriana sono commercializzati sia come farmaci OTC che come integratori alimentari. In genere vengono impiegati estratti secchi acquosi o etanolici delle radici, a dosi comprese tra 45 e 300 mg. L’attività sedativa e ipnotica della valeriana è riconducibile agli acidi valerenici (acido valerenico, acido acetossivalerenico e acido diidrovalerenico), capaci di potenziare la neurotrasmissione GABAergica, inibendo il catabolismo del GABA, promuovendone la sintesi e inibendone la ricaptazione.

PASSIFLORA INCARNATA

Gli estratti di passiflora sono commercializzati principalmente come integratori alimentari, da soli o in associazione ad altre piante. Gli studi che hanno valutato l’efficacia clinica di questi preparati fanno presupporre un coinvolgimento del recettore GABAA nello stesso sito di legame delle benzodiazepine. Svolge inoltre un’attività distensiva e spasmolitica sulla muscolatura liscia gastro-intestinale e genito-urinaria.

CHAMOMILLA RECUTITA

Gli estratti ottenuti dai capolini della camomilla risultano molto utili come spasmolitici nei disturbi gastrointestinali di natura infiammatoria, soprattutto nei bambini molto piccoli che hanno difficoltà a dormire a causa delle classiche coliche. Molto frequente è anche il suo utilizzo con blando sedativo per i disturbi dell’ansia e dell’insonnia, anche se ad oggi sono pochi gli studi scientifici che ne valutano l’efficacia in tal senso.

ESCHSCHOLTIA CALIFORNICA

Nota anche come “papavero della California”, deve il suo meccanismo d’azione principalmente al contenuto in alcaloidi (il principale è la californidina), che sembrano svolgere a livello centrale una blanda azione ipnotico-sedativa, ansiolitica e antidolorifica. Alcune ricerche hanno evidenziato una possibile modulazione dell’attività del recettore GABAA e un’inibizione della ricaptazione di serotonina e noradrenalina; altri studi condotti su modelli animali hanno suggerito che alcuni alcaloidi possano essere metabolizzati a derivati morfino-simili capaci di attivare i recettori MOR (i principali recettori per gli oppiodi), da cui dipenderebbe l’azione analgesica di questa pianta. Può quindi risultare utile nel trattamento di stati ansiosi, alterazioni del tono dell’umore e difficoltà di addormentamento. Gli effetti indesiderati sono rari e l’utilizzo degli estratti di escoltia è considerato sicuro, eccetto che nei bambini, in gravidanza e durante l’allattamento.

MELISSA OFFICINALIS

Gli estratti secchi idroalcolici delle foglie di melissa si trovano in numerosi prodotti di automedicazione, sia OTC (Dormiplant) che integratori alimentari indicati nei disturbi da stress e in situazioni di moderata ansia e insonnia. Vari studi sperimentali suggeriscono che gli estratti di melissa possano agire aumentando i livelli di GABA nel SNC, mediante inibizione dell’enzima GABA-transaminasi.

La melissa trova tradizionalmente impiego anche nelle infiammazioni delle prime vie respiratorie, nella dispepsia, nelle coliche addominali, nella pirosi gastrica, nella dismenorrea e in alcune infezioni dermatologiche. L’uso dei preparati a base di melissa è ritenuto sicuro, anche nei bambini. Alle dosi raccomandate infatti non sono noti effetti collaterali.

BIANCOSPINO

Agisce come blando sedativo e possiede attività ipotensiva, utile nei casi dove palpitazioni o leggero aumento della pressione arteriosa sono causati da stress o tensione emotiva.

HYPERICUM PERFORATUM

L’impiego di integratori a base di iperico (noto anche come “erba di San Giovanni”) è di particolare rilievo nelle depressioni di grado lieve e moderato, anche associate a sintomatologia ansiosa. Sono disponibili evidenze cliniche di ottimo livello a sostegno di un meccanismo d’azione multiplo che include:

  • inibizione della ricaptazione di serotonina, noradrenalina e dopamina
  • inibizione delle MAO
  • modulazione dell’espressione dei recettori per la serotonina.

Tali effetti sono dovuti principalmente al contenuto in ipericine e iperforina.

Si è visto che nei pazienti trattati con iperico la remissione dei sintomi avviene solo dopo 10-15 giorni di assunzione, esattamente come avviene con gli antidepressivi di sintesi.

Molti studi clinici hanno evidenziato che l’iperico è in genere ben tollerato alle dosi raccomandate. Sono stati però segnalati alcuni effetti indesiderati: dolore addominale, nausea, vomito, diarrea, vertigini, ipertensione, mal di testa e sindrome serotoninergica (in associazione ad alimenti ricchi di tiramina, come formaggi stagionati, vino bianco e pesce). Particolare attenzione va prestata alle reazioni di fotosensibilizzazione indotte dal composto ipericina, che possono provocare comparsa di eritemi. Si sconsiglia quindi l’esposizione prolungata ai raggi UV durante il trattamento con estratti di iperico.

Numerose sono invece le interazioni con molti farmaci: l’iperico è un noto induttore enzimatico del CYP450, pertanto induce l’organismo a inattivare più rapidamente molti farmaci, tra cui:

  • anticoagulanti orali (es. warfarin e acenocumarolo), 
  • immunosoppressori (ciclosporina e tacrolimus),
  • contraccettivi estroprogestinici
  • citostatici (es. irinotecan e imatinib)
  • digossina
  • teofillina
  • antiretrovirali.

Il Ministero della salute richiede che gli integratori alimentari a base di iperico riportino in etichetta:

  1. l’apporto giornaliero di ipericina, che non deve essere superiore a 0,7 mg
  2. il rapporto iperforine/ipericina, che non deve essere superiore a 7.

L’estratto di iperico è approvato anche come farmaco da dispensare con ricetta medica, nella dose di 300 mg da somministrare 2-3 volte al giorno per via orale.

FONTI

Inquadramento clinico e gestione dei disturbi minori in farmacia – Corrado Marassi Giua

FARMACOGNOSIA E FITOTERAPIA – Basi farmacologiche e aspetti normativi – G. Mazzanti, M. Dell’Agli, A. A. Izzo

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